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SIBERIA, OCCUPAZIONE GIAPPONESE DELLA
(1919-1922). Dopo la rivoluzione d'ottobre del 1917 in Russia il Giappone, per estendere la propria influenza, appoggiò il governo antibolscevico di Omsk del generale Kolcak e pose sotto la propria protezione quello ancor più reazionario di Semënov a Cita. Con il pretesto di aiutare l'evacuazione della legione cecoslovacca dalla Russia, l'Intesa organizzò un corpo militare internazionale e impose al Giappone di rispettare l'integrità della ex Russia nell'estremo Oriente. Sgomberati, via Vladivostok, i cecoslovacchi nel 1920, il corpo internazionale si sciolse, ma i giapponesi rimasero nella Siberia orientale, nonostante la sconfitta e la fucilazione di Kolcak (Irkutsk, febbraio 1920) e la pressante guerriglia antigiapponese degli abitanti. Dopo lunghe trattative e il montare dell'opposizione in patria per il costo umano e materiale della spedizione, nel novembre 1922 acconsentirono, portandosi in Manciuria Semënov, a sgomberare gran parte dei territori occupati lasciandoli a una fittizia Repubblica siberiana dell'estremo Oriente che venne però poco dopo inglobata nell'Unione sovietica. Le ultime zone occupate (Sakhalin settentrionale) furono abbandonate solo nel 1925 con uno specifico trattato nippo-sovietico.
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